CEMENTUM è un reportage fotografico sul fenomeno della cementificazione in Liguria, terra divorata dal cemento e salvata oggi dagli ultimi orti.
Nasce per raccogliere, in questa regione, testimonianze visive del consumo di suolo fra passato e presente. Dagli effetti del boom economico, in cui la ricostruzione coincise con la distruzione della costa, fino ai giorni nostri.
2,4 mq al secondo. 21 ettari al giorno. Queste sono le quantità di suolo naturale o seminaturale che l’Italia perde oggi. Negli ultimi 50 anni quasi 1 terreno agricolo su 3 (circa il 30% del totale) è scomparso a causa dell’abbandono e della cementificazione. Il cemento ricopre 21.500 chilometri quadrati di territorio nazionale, una superficie pari a quella della Liguria.
Sebbene il rapporto nazionale ISPRA 2023 segnali una riduzione del 18% di consumo di suolo (da 39 a 33 ettari), la Liguria, terza regione più piccola del paese, continua a non affrontare il problema dell’eccessiva urbanizzazione delle fasce di costa. Il rapporto annuale segnala infatti un dato allarmante: in Liguria il suolo consumato nei primi 300 metri dalla linea di costa è il 47%, il doppio rispetto alla media nazionale. Considerata la particolare morfologia di questa regione, che raccoglie montagne e mare in pochi chilometri di territorio, il dato relativo alla profondità dalla costa scende a 100/150m. Qui il suolo consumato supera quindi il 70-80%.
La riduzione del 18% del consumo del suolo in Liguria è del tutto casuale e non frutto di una volontà politica né di una narrazione spinta alla sostenibilità. La prova del disinteresse politico è quel tentativo regionale del giugno 2023 di approvare un regolamento per l’edificabilità in aree a pericolosità idraulica.
Il consumo di suolo moltiplica gli effetti negativi dei dissesti idrogeologici oltre a non risolverli affatto. Ogni metro quadrato cementificato corrisponde a un rischio maggiore per ambiente e persone e un aumento continuo della spesa pubblica. Tutto questo diventa ancor più acuto con il cambiamento climatico in corso. La Liguria, terra geologicamente fragile, continua la sua spietata e invasiva cementificazione delle zone a rischio: restringe gli argini, costruisce a due passi dai rivi, soffoca torrenti e terreni e impermeabilizza le sue coste.
In molti da allora hanno ceduto le proprie terre scambiandole con palazzi e palazzine, dando vita a una nuova forma di coltura: quella degli appartamenti. C’è chi però già 60 anni fa ha tenuto ben stretta la terra nelle proprie mani, ritrovandosi oggi a coltivare con quella sola luce che appare per poche ore da dietro ai palazzi.
CEMENTUM è partito dall'orto di Paola Cenere, che proprietaria di uno degli ultimi lembi di terra coltivati a Loano, comune del Ponente Ligure fortemente soggetto al fenomeno della cementificazione e della conseguente speculazione edilizia. Quella di Paola è una resistenza inconsapevole, frutto di un attaccamento alla terra che la tiene da sempre radicata alle sue origini.
La terra resistente di Gabriele Timossi, nel Levante Ligure, è invece una grande collina situata in mezzo a Begato e Bolzaneto, due dei quartieri più cementificati della città di Genova. Gabriele è tornato da qualche annialle terre di famiglia. Oggi vive qui, nella casa di suo nonno.Di giorno ripara le rotaie dei treni, di pomeriggio coltiva l’orto, fa fieno, tiene pulito il suo bosco e alleva capre, galline, oche e asini.